sabato 1 agosto 2009

IL TERREMOTO TI FERISCE LA BUROCRAZIA TI UCCIDE




Se il terremoto riesce solo a ferirti allora ti uccide la burocrazia.

Sono trascorsi “solo” 19 anni e 8 mesi dal terremoto del 1990.
Nell’anno 2000, dieci anni dopo il terremoto, quattro anni dopo “l’interessamento diretto” del Presidente della Repubblica Scalfaro riguardo alla ricostruzione post-terremoto in Sicilia, il Santuario della Madonna dell’Adonai di Brucoli vedeva il primo intervento (la messa in sicurezza). Solitamente la “messa in sicurezza” è un intervento chi si fa d’urgenza poche ore o pochi giorni dopo il sisma. L’allora Genio civile di Siracusa, sempre nel 2000) fece rifare interamente il tetto del santuario, fece puntellare la chiesa e la sagrestia del Santuario Adonai in attesa del restauro definitivo. L’Italia, ormai lo sappiamo bene è l’unico paese “civile" in cui il provvisorio diventa definitivo; l’Italia è l’unico paese civile dove la rassegnazione dei cittadini è l’unica risposta alla lontananza delle istituzioni; l’Italia è l’unico paese civile al mondo in cui al cittadino che chiede il rispetto del diritto o non si risponde affatto oppure si aspetta che questo si stanchi e desista dalle sue iniziative.
Se poi si ha la sfortuna di vivere nel sud, ed in Sicilia in particolare, allora puoi aspettare decenni (vedi Belice) o secoli (Messina).
La Sicilia è la Sicilia (non è il Friuli, non è l’Umbria, non è il Molise nè l’Abruzzo): qui, i tempi della ricostruzione post terremoto non possono essere uguali a quelli delle altre regioni italiane: Messina, il Belice, Augusta, S. Venerina, solo per citare le ferite ancora aperte, attendono e potranno attendere non sappiamo quanto.
A Brucoli, il terremoto del 1990 provocò danni ad edifici privati, ad edifici storici (chiesa di San Nicola e Santuario Adonai), ad edifici pubblici (stazione ferroviaria). A quest’ultima toccò in sorte non di essere ricostruita, ma addirittura di essere demolita per sempre ed essere perfino abolita.
A Brucoli gli edifici privati furono riparati dopo qualche anno, mentre per le chiese i tempi hanno superato abbondantemente il decennio: la chiesa di San Nicola a Brucoli è stata riaperta definitivamente solo quattordici anni e undici mesi dopo il sisma.
Il Santuario della Madonna di Adonai invece ha una storia diversa: uscì totalmente indenne dall’immane terremoto dell’11 gennaio 1693; resistette bene al terremoto dell’11 gennaio 1848; rimase “ferito” in quello del 13 dicembre 1990. Oggi, quasi vent’anni dopo il sisma e dopo 17 mesi di lavoro per il restauro è ancora chiuso. Il collaudo è iniziato solo tredici mesi dalla fine dei lavori ed è ancora “in corso”. Probabilmente i tempi del collaudo saranno più lunghi del tempo dei lavori effettivi di restauro. Ma per fortuna – non per i siciliani – per 20.000 superstiti dell’ultimo terremoto “italiano” (l’Abruzzo) le case saranno pronte ed abitate entro sei mesi; quindicimila terremotati siciliani del 1990 hanno dovuto attendere un decennio ed alcuni addirittura diciassette anni: per restauro del Santuario di Brucoli fino ad oggi sta battendo ogni record: non sono i lavori (per’altro già “finiti”) a tenerlo chiuso ma la burocrazia.
Il record lo batteranno senz’altro due altri edifici di Augusta ancora terremotati: il palazzo comunale di Augusta e la chiesa del cimitero: l’uno perché avrà bisogno di altri finanziamenti per essere completato e l’altra perché dopo il puntellamento dei giorni successivi al sisma fu veramente “dimenticata”. A quasi vent’anni dal terremoto nessun altro intervento.
Personalmente di terremoti accaduti in Italia e in Sicilia, nell’arco della mia vita, ne ricordo molti: oltre quelli già citati mi ricordo del terremoto di Patti, di Zafferana, di Mazara, di Pollina, di Palermo. (Probabilmente molti siciliani li hanno già dimenticati, ma solo per non averli vissuti). Chi un terremoto l’ha vissuto e rimane terremotato per quasi vent’anni non può dimenticare. E diventa inevitabile confrontare il proprio terremoto con quello degli altri.
Sempre (e subito) dopo ogni terremoto si è parlato di ricostruzione (e solidarietà fin quando i riflettori dei media rimangono accesi) e, sempre con i soliti medesimi aggettivi: rapida, trasparente, intelligente, mirata, ecc….
In questi due decenni, considerati i risultati, di questi aggettivi il significato è cambiato o è da cambiare:
la rapidità è stata quella dei tecnici di accaparrarsi i progetti di restauro con relativi oneri ed onori;
la trasparenza è stata quella di “non far vedere” (=non eseguire) la ricostruzione per anni;
l’intelligenza è stata quella di portare le cose alle lunghe quanto più è possibile;
la “mira” è stata quella di burocratizzare al massimo la ricostruzione al fine di gonfiare le spese e di esasperare i terremotati con l’unico scopo di farli diventare utili elettori, non per una ma per quattro, cinque ed anche più legislature.
Intanto per l’ultimo terremoto italiano il premier ha “profetizzato” che la ricostruzione avverrà nell’arco di una sola legislatura. Il mio pensiero l’ho già espresso. Chissà cosa ne pensano gli altri terremotati d’Italia che aspettano da decenni.
Immagino che a Messina, nel Belice e in Irpinia, anche se la terra non trema più, quando si sente la parola ricostruzione ancora una volta il cuore dei terremotati frema di una rabbia più che giusta.
A questo, purtroppo, dobbiamo aggiungere il fatto che, ormai in Italia, ogni forma di protesta “sensibile” è stata criminalizzata, mentre al contrario chi costringe i cittadini a protestare (e spesso sono le stesse istituzioni dello stato) è addirittura lautamente stipendiato.
E’ probabile che anche questa lettera non ottenga risposta.
E allora? ….. siamo veramente in Italia!
Brucoli, 1° agosto 2009
Sac. Prisutto Palmiro





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