domenica 18 ottobre 2009

RICOSTRUZIONE: TEMPI LUNGHI TEMPI BREVI

LETTERA APERTA AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE


SANTUARIO ADONAI DI BRUCOLI PRIMA DEL RESTAURO




IL PELLEGRINAGGIO DEL 5 AGOSTO







http://www.adonai.too.it/

Ore lunghe ore brevi.
Fu il titolo di un tema svolto quando ero alla scuola media negli anni sessanta.
Oggi ne svolgerei un altro: Calamità: tempi lunghi tempi brevi….

Egregio direttore,
era il 19 settembre 2009 quando il Giornale di Sicilia pubblicava con tanto di locandina esterna che il santuario dell’Adonai di Brucoli era pronto per essere riaperto. Mancava solo l’ultimo collaudo.
Nel frattempo è stato riaperto il palazzo Bellomo di SR (dopo cinque anni di restauro), era stato dato l’annuncio che anche il castello di Brucoli era stato riaperto (dopo due anni di restauro, ma, di fatto, solo per poche ore e solo per “passerelle” o occasionali manifestazioni). Qualche settimana prima era stato consegnato ( a chi?) il restaurato forte Vittoria. Irraggiungibile prima ed anche adesso.
Militarizzato da tempo il forte torre Avalos.
Chiuso ancora, da decenni, il castello svevo di Augusta. (Anche il piccolo museo della piazzaforte che vi stava dentro ha dovuto traslocare). Anzi è stato chiuso.
L’hangar per dirigibili di Augusta aspetta ancora.
Megara Hyblaea è tagliata fuori dai circuiti turistici e altri tesori del nostro territorio (per es. le catacombe del Mulinello) non li conoscono neanche i residenti.
Dalla Sicilia, da Augusta, è partito con un viaggio spettacolare il sommergibile Toti per trovare posto a Milano nel museo della scienza; ad Augusta arrugginisce in pace il suo sommergibile gemello Mocenigo.
La convinzione che mi sono fatta è quella che il “centralismo siracusano” domini tutto a scapito della periferia. Forse il turismo “a Siracusa” vale più di quello di Augusta.
Certo, Siracusa deve vivere di turismo,
invece Augusta deve morire di petrolchimico.
Ad Augusta sono sorti in questi ultimi anni vari alberghi: il Venus, la Cavalera, lo Zuppello, Campolato, vari bed-breakfast, in aggiunta al villaggio turistico di Brucoli, a Villa Marina, a villa e baia dei Cesari.
Una città che stava imboccando una strada diversa da quella indicata da amministrazioni miopi e forse troppo legate a quelle multinazionali che hanno devastato e saccheggiato il territorio e l’ecosistema e distrutto o seriamente compromesso la risorsa pulita del turismo.
Anch’io mi considero una sorta di “operatore turistico”, ma non nel senso classico del termine. Con il santuario dell’Adonai offrivo un servizio particolare, a gruppi e associazioni religiose desiderose di godere (senza le spese esorbitanti degli hotel) di un luogo fantastico ricco di fascino e di storia, offrivo un luogo di preghiera e di contemplazione, di pellegrinaggio, un luogo dove vedevo scorazzare felici nugoli di bambini e ragazzi che indossavano la divisa degli scout. Da quando iniziarono i lavori cosiddetti di “restauro” il santuario è stato chiuso ai fedeli. Oggi, 18 mesi dopo la fine dei lavori, il santuario è disabitato e chiuso.
Da oltre un anno e mezzo, per quella meravigliosa burocrazia siciliana, espertissima in abili disguidi e ritardi artificiosi, ma inattaccabile perfino dal ministro Brunetta, il Santuario dell’Adonai aspetta la fine del collaudo iniziato il 30 giugno 2009, dopo 13 mesi dalla fine dei lavori durati complessivamente 17 mesi contro i 12 previsti. Si capisce che i collaudatori devono svolgere un lavoro assai più pesante e impegnativo di quello dei muratori.
Per iniziare il restauro dell’Adonai sono occorsi 17 anni dal sisma del 1990. Per tutto questo dobbiamo dire un sentito grazie a quella Regione Siciliana che per altre cose (Termovalorizzatori e Rigassificatore) nei confronti del nostro territorio ha seguito iter ad “altissima velocità”. Accoglienza e turismo non devono avere nessuna precedenza nella zona nord di Siracusa, forse perché hanno deciso per noi la logica che ha fatto sparire Marina di Melilli.
Speravo che con 1.150.000,00 euro complessivi, stanziati con la legge 433/91 il Santuario tornasse all’antico splendore. Invece lo splendore della sua antichità è stato irrimediabilmente annientato, i lavori sono stati fatti male e pregiudicano già il futuro dello stesso santuario. Le mie proteste e le osservazioni sui lavori sono state considerate solo una scocciatura da quelli che avevano ottenuto l’incarico dalla regione siciliana.
Gli esposti alla Sovrintendenza, alla Regione, alla Protezione civile, inviati tempestivamente e preventivamente, venivano presi in considerazione solo dopo almeno due mesi di ritardo, quando il danno era ormai fatto. A documentare lo scempio di tale deprimente restauro sono rimaste le fotografie.
Qualcuno ha tentato perfino di addossare a me la colpa dei ritardi per via di queste osservazioni e per il fatto che prima ancora del collaudo, quando (10 mesi dopo la fine dei lavori) me lo volevano riconsegnare in quello stato pietoso, ho detto di no. A modo loro avrei dovuto soggiacere supinamente a quelle logiche del “qui comando io e lei stia zitto” e “o se lo prende così oppure non lo riavrà mai”. Vorrei ricordare che il sottoscritto per avere “il diritto alla ricostruzione” ha preso parte alle barricate dei terremotati del 1991 perché non voleva essere un cittadino di serie B.
Progettisti, impresa e funzionari, invece, si sono trovati tra le mani, senza aver mai lottato come abbiamo fatto noi, in un piatto d’oro (per lavori, incarichi e parcelle) una somma che è stata spesa male, che è servita solo per distruggere uno dei monumenti più belli e più significativi del nostro territorio.
La mia presenza quotidiana in cantiere era stata mal sopportata: cosa speravano, che consegnassi loro le chiavi e me ne andassi per tornare a distruzione finita?
Durante questi mesi, per salvare il salvabile e riottenere il possesso del santuario ho scritto a tutti: dal presidente della provincia a quelli della regione e perfino al presidente della repubblica;
ho scritto alla commissione di storia patria, all’assessore provinciale ai beni culturali perfino al ministro per i beni culturali;
ho scritto al prefetto e al presidente del consiglio;
ho scritto ai dipartimenti competenti della protezione civile locali, regionali e nazionali prima ancora del terremoto in Abruzzo, dove, in pochi mesi, a tempi di record hanno realizzato quello che qui in Sicilia non è stato possibile in quasi venti anni. Allora è d’obbligo pensare che le calamità non sono tutte uguali.
I funzionari della protezione civile nazionale e regionale sono troppo impegnati a presenziare nei luoghi disastrati lasciando totalmente sguarniti e incapaci di dare risposte gli uffici preposti, dove parlare con gli interessati è come cercare i morti sotto una montagna di fango, tanto per ricordare l’ultima tragedia dove, ancora una volta, le vittime rischiavano di essere considerate di serie B, perché siciliane.
Le poche risposte ottenute dalle istituzioni sono state di meraviglia e di sollecitazione; alcune non hanno mai risposto benché nei siti hanno la rubrica “contattaci”.
Ho contattato Porta a porta: nessuna risposta. Per l’Abruzzo si cambia persino il palinsesto.
Ho contattato più volte Mi manda rai tre: due risposte: “Ne parleremo in redazione”. Ne staranno ancora parlando.
Ho contattato Report, Ballarò, Anno zero, Buon giorno regione, Bell’Italia. Niente. È passato troppo tempo dal terremoto del 1990. Il caso è (dovrebbe essere) chiuso.
Striscia la notizia: “Grazie per avercelo segnalato”!
Un politico importante della provincia di Siracusa, che ricopriva il ruolo di assessore alla ricostruzione, oggi parlamentare regionale, era stato informato della mancata riconsegna appena il 1° settembre 2008 e aveva promesso “subito” il suo interessamento.
Mi è venuto il sospetto di aver pestato i piedi a qualcuno potente o importante, ma che non è stato all’altezza del compito.
Da settimane vedo il presidente del consiglio che consegna le chiavi delle nuove case: al santuario dell’Adonai, invece, cambiano perfino i lucchetti ai cancelli, impedendo perfino di prenderci cura della vegetazione secolare e di quella ornamentale.
Ad Assisi, a L’Aquila hanno raccolto i frammenti degli affreschi con i setacci: al Santuario Adonai sono stati addirittura distrutte parti architettonicamente e storicamente rilevanti, lo ha riconosciuto - ma solo a lavori finiti - perfino la sovrintendente di Siracusa imponendone il ripristino.
Eppure il progetto di restauro aveva avuto preventivamente tutti i visti e le approvazioni. Ma questo progetto personalmente non l’ho mai visto prima dell’approvazione. Solo dopo l’inizio dei lavori ho potuto conoscerlo man mano che i lavori avanzavano e sin da subito ho capito che il Santuario avrebbe perso per sempre il suo aspetto antico.
Nell’estate del 2007, quando ancora erano in corso i lavori di restauro, era tornata dopo sette anni una troupe di Linea Blu della Rai a fare le riprese sul santuario, ma giunti sul luogo mi dissero: “Scusi, Padre, ma dov’è andata a finire l’antichità di questo santuario?”.
Anche in queste ore, sette mesi dopo il terremoto, il presidente del consiglio è andato in Abruzzo a distribuire sorrisi e a consegnare chiavi. Qui grazie alla regione Sicilia e, grazie alla protezione civile regionale, dopo quasi 19 anni dal sisma possiamo ancora attendere: siamo siciliani tenaci … nell’attesa.
Una volta in Italia esisteva il reato di “omissione di atti d’ufficio”. Ma, come sappiamo, in Sicilia o questo tipo di reato non esiste, oppure la regione Sicilia, non fa parte dell’Italia. Oppure gli appalti sono stati dati “alla siciliana”. Il terremoto del 1990 lo ha ben dimostrato.
Brucoli, 18 Ottobre 2009
Sac. Prisutto Palmiro


CHE TRISTEZZA VEDERLO CHIUSO E DESERTO









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